Il Nobel dei beni comuni

Nel 2009, l’Accademia svedese delle Scienze ha assegnato alla studiosa americana Elinor Ostrom (1933-2012) il premio Nobel dell’Economia per i suoi studi sull’economia delle scelte collettive e delle risorse comuni, raccolti nel volume del 1990 “Governing the Commons: The Evolution of Institutions for Collective Action”.

In quell’occasione, è stata richiamata l’attenzione del mondo intero sulla necessità di abbandonare l’insoddisfacente alternativa fra gestione pubblica o privatizzazione delle risorse naturali e dei servizi sociali.
Gli studi della Ostrom – ha scritto Fabrizio Galimberti sul quotidiano “Il Sole 24 Ore”, nei giorni successivi all’assegnazione del Premio Nobel – si oppongono al rozzo semplicismo e al bieco conservatorismo che non vedono altre soluzioni alla presunta “Tragedia dei commons” se non passare le risorse comuni «da “bene collettivo” a “bene pubblico” con regole, sorveglianti, sanzioni; oppure privatizzarli, e affidarli quindi alle logiche di mercato». «No, dice la Ostrom, c’è una terza via: gli utenti dei commons si possono associare e questi meccanismi consensuali possono dare risultati superiori alle attese». L’accademica statunitense, infatti, ha chiaramente dimostrato la validità e l’efficienza dei sistemi di gestione collettiva, qualora siano salvaguardati i “Criteri progettuali” che li connotano tradizionalmente e non siano imposte interferenze e intromissioni dall’esterno.

Nel 1998, quando era condirettore del Center for the Study of lnstitutions, Population and Environmental Change dell’Indiana University, Elinor Ostrom è stata invitata dal Centro studi e documentazione sui Demani civici e le Proprietà collettive di Trento a trattare il tema “Common property theory and experiences and time role of local institutions”, nel corso della 4^ Riunione scientifica. In quell’occasione, aveva proposto la sua riflessione sui “Criteri progettuali che favoriscono la stabilità nel tempo delle istituzioni per la gestione di risorse collettive”. Le Riunioni scientifiche di Trento, più volte, si sono soffermate sull’analisi e sull’applicazione delle teorie formulate dal Premio Nobel americano, in particolare nel 2011, quando l’intero convegno è stato intitolato: “L’altro modo di possedere dopo il Premio Nobel a Elinor Ostrom”.

Criteri progettuali che favoriscono la stabilità nel tempo delle istituzioni per la gestione di risorse collettive:

  1. Confini chiaramente definiti
      Gli individui o le famiglie che hanno diritto di prelevare unità dalla risorsa collettiva sono chiaramente definiti, come pure i confini della risorsa collettiva stessa.
  2. Congruenza
      La distribuzione dei benefici derivanti dalle regole di prelievo sono grosso modo proporzionati ai costi imposti dalle regole di approvvigionamento. Le regole che limitano tempo, luogo, tecnologia e/o quantità delle risorse unitarie sono stabilite in relazione alle condizioni locali.
  3. Consenso collettivo
      La maggioranza degli individui interessati dalle regole operative possono intervenire nella modifica delle stesse.
  4. Controlli
      I controllori, il cui compito è sorvegliare attivamente le condizioni delle risorse collettive e il comportamento degli utenti, sono direttamente incaricati dagli utenti e/o sono gli utenti stessi.
  5. Sanzioni graduate
      Gli utenti che violano le regole operative sono passibili di sanzioni (graduate in relazione alla gravità e al contesto dell’infrazione) da parte degli altri utenti o di funzionari incaricati dagli utenti o dagli uni e dagli altri.
  6. Meccanismi di risoluzione dei conflitti
      Gli utenti e i loro funzionari possono accedere rapidamente ad arene locali a basso costo per risolvere i conflitti tra utenti o tra utenti e funzionari.
  7. Minimo riconoscimento del diritto ad organizzarsi
      Il diritto degli utenti a creare proprie istituzioni non è contestato dalle autorità governative esterne.
  8. Imprese in sequenza dimensionale
      Per le Risorse Collettive che fanno parte di sistemi più ampi: il prelievo, l’approvvigionamento, i controlli, l’applicazione delle sanzioni, la risoluzione dei conflitti e le attività di gestione sono organizzati tramite imprese in sequenza dimensionale.