Intervista a Delio Strazzaboschi

 

Verrebbe da dire che, se a Givigliana apre un ristorante, allora davvero niente impossibile…

«Evidentemente ancora si può, se si riesce a fare qualcosa anche in un villaggio di 10 persone, a mille 200 metri sul livello del mare e proprio mediante il soggetto patrimoniale che è l’espressione della Comunità degli abitanti. In Carnia, come noto, i Domini collettivi sono molti, ma tante sono le situazioni che si trascinano apparentemente senza sbocchi, a causa dell’inerzia della Regione e talvolta dell’aperta ostilità del Commissario agli Usi civici. Registriamo, purtroppo, Patrimoni collettivi non affidati alla gestione delle Comunità, ma trattenuti strumentalmente presso i Comuni che quasi mai, peraltro, gestiscono i Beni collettivi con amministrazione separata. E, soprattutto, assistiamo a palesi violazioni del diritto di eleggere i Comitati di amministrazione dei Beni, nonostante il loro formale accertamento patrimoniale».

Ma qualcosa è cambiato?

«Da anni resistiamo alla illegittima protervia del potere, che disattende le norme e perfino la Costituzione; agli sguardi di sufficienza e malcelato fastidio di politici e funzionari che, culturalmente colpevoli, non riescono ad ammettere qualcosa di diverso dalla proprietà privata o pubblica. Ma siamo ancora qui. Confortati, anzi, dalle tante Comunità degli abitanti che in regione
che si stanno mobilitando onde riappropriarsi dei propri Patrimoni collettivi (6 solo in Carnia, in questo momento: Clavais, Collina e Liariis con Baselia, Tredolo e Vico)».

E poi, dopo 90 anni, ora c’è la nuova legge statale che riconosce pienamente i Domini collettivi.

«Sì, finalmente. La Repubblica li tutela e valorizza perché patrimonio nazionale e ambientale; salvaguardia naturale e culturale del paesaggio; e fonte di risorse rinnovabili. Ad essi è riconosciuta la capacità di gestione dei patrimoni, ma anche quella di autonormarsi. E soprattutto, spazzando via errori di linguaggio che nascondevano errori di pensiero, sancisce esplicitamente la
proprietà in capo alla Collettività degli abitanti. Entro un anno anche la nostra Regione dovrà emettere la relativa norma attuativa; se non lo facesse, saranno i Comitati di gestione a scrivere i propri regolamenti, che saranno poi resi esecutivi dalla Giunta regionale».

In conclusione, quali le prospettive?

«Coglieremo l’occasione. Come Coordinamento sapremo rispondere alle nuove aspettative delle nostre Comunità. In regione, i Domini collettivi sono formalmente riconosciuti in 55 Comuni (in Carnia: Cavazzo, Comegliàns, Forni Avoltri, Forni di Sopra e di Sotto, Ovaro, Paluzza, Ravascletto, Rigolato, Sauris, Sutrio e Tolmezzo) e ancora non del tutto definiti in altri 93: 148 Comuni in totale (13 in Carnia), una cosa enorme. Noi ci impegniamo a incontrare tutte le
Comunità, a dare informazioni e assistenza per l’intestazione dei Beni, per l’elezione dei Comitati di amministrazione, ma anche per aiutarle nell’impostazione della gestione patrimoniale ed
economica, compresi gli aspetti civilistici, contabili e fiscali».

Allora, tanti auguri ai vecchi e nuovi domini collettivi.